Fondatore: il principe Fabrizio

Conoscere alcune vicende riguardanti Fabrizio Carafa, a cui si deve la nascita del paese di Fabrizia, appare interessante ed istruttivo, tenuto conto che la conoscenza non soddisfa soltanto una curiosità culturale di appassionati, ma può, e sicuramente ha, in taluni casi, carattere culturale generale, potendo fornire la giusta ottica delle cose che ci circondano. Possiamo provare tutti a mettere in circolo possibili conoscenze ed eventuali strumenti culturali, fotografie, cimeli vari ecc. Intanto si prova a fornire qualche spunto attraverso notizie web e libri che hanno trattato la storia del territorio calabrese negli anni in cui nella nostra terra ci fu la presenza dei Carafa. Il nostro interesse riguardo la famiglia Carafa è comune a quello della città di Roccella Ionica e ci torna utile quindi riprendere le notizie presenti in rete, in particolare, sul sito www.roccellacomera.it.

Su questo sito troviamo una precisa e sintetica esposizione della genealogia dei Carafa. Per chi volesse conoscere lo stemma della famiglia Carafa, i predecessori ed i successori di Fabrizio, troverà le notizie sul citato sito.

Residenza Carafa

Il principe “Fabrizio” ebbe l’intuito di interessarsi al bellissimo territorio fabriziese e fruire delle benefiche potenzialità climatiche e distensive. Infatti, fin dal 1574, a soli 17 anni, evidentemente già innamorato di questa contrada, fondò un piccolo villaggio denominato “Fabrizia”. Il luogo su cui sorse il piccolo villaggio, era il territorio cosiddetto “prunari”, che poi fu il centro di un più vasto territorio fabriziese che comprendeva quelli che attualmente sono i comuni di Mongiana e di Nardodipace. Nel territorio prunarese il principe fece costruire la sua dimora di villeggiatura, il cosiddetto “castello” o “palazzo della cavalera”, lasciando così una testimonianza del suo vissuto. Nel 1611 fece costruire una cappella privata, l’attuale Cappella del Rosario. Per i fabriziesi è piacevole rammentare e credere che sono state le bellezze naturali e la sensazione di dominio che si percepisce su queste alture, a portare qui, spesso e volentieri, il Principe Fabrizio.

Alcuni aspetti rilevanti concernenti la figura del Principe li ricaviamo certamente anche solo considerando quanto è avvenuto per suo intervento e potere nel territorio del suo dominio roccellese ed, in particolar modo, da come egli si misurò con la gente prunarese e da come, attraverso gli affari, continuò a presiedere all’amministrazione di queste montagne.

Gli spunti non possono che venire dal pregevole lavoro che l’attento e valente scrittore nostro concittadino Franco Carè ha saputo mirabilmente regalarci nel suo piacevole ed esauriente saggio di storia e cultura calabrese “La Cavalera”, che fa riemergere episodi e documenti dal Seicento ai giorni nostri, con l’attenzione particolare a fatti che condizionarono e costruirono civiltà, cultura ed economia del territorio comprendente l’attuale cittadina di Fabrizia.

I territori della zona Jonica comprendente Roccella, Castelvetere (oggi Caulonia), Grotteria, Siderno e le montagne delle “prunare”, furono per lungo tempo sotto il dominio dei Carafa (dopo i Caracciolo, da cui li avevano ereditati). Fabrizio Carafa fu il Principe di Roccella ed il Marchese di Castelvetere.

Nel 1591 prese possesso del feudo prunarese a cui diede il suo nome. Egli, con il suo insediamento, fece si che le capanne dei pastori, che fino ad allora stanziavano sparse nel vasto territorio, da quel momento cominciarono ad essere arroccate attorno a quella che fu la residenza fabriziese del Principe e della sua famiglia.

Il fondamentale saggio dello scrittore Franco Carè, intitolato “ La Cavalera – 400 anni di storia di Fabrizia” ci informa che le vicende della signoria dei Carafa di Roccella furono caratterizzate da un marcato dinamismo, con vendite ed acquisti molto frequenti, che causarono il sorgere di diverse signorie minori. Fabrizio I di Carafa visse a cavallo fra i secoli XVI e XVII, in un periodo in cui il suo casato tutto militava nell’ambito della monarchia spagnola di Re Filippo II, successore diretto di Carlo V. La famiglia era nelle grazie e dei favori del sovrano, giacchè professava fedeltà alla corona distinguendosi nella guerra contro le truppe francesi, che anche in Calabria tentavano invano di ripristinare la fazione angioina. Le cospicue ricerche dimostrano che il nome di Fabrizio Carafa è legato alla persecuzione degli eretici calabresi, fra i quali spiccava il famoso filosofo nativo di Stilo, Tommaso Campanella. L’illustre autore della “Città del Sole” si era fatto notare all’epoca per le sue idee innovatrici che cozzavano contro i princìpi assunti dalla Chiesa nel Concilio di Trento, per cui ben presto fu sottoposto a diversi processi, anche se sempre venne assolto dall’accusa ricorrente di eresia. Nel 1599 a Stilo, ovvero ai confini del feudo roccellese, Tommaso Campanella stava preparando una congiura con la quale sperava di sovvertire l’ordine monarchico alleato della Chiesa e di realizzare la Repubblica anelata (in nota-nel testo: Sharo Gambino). Tale tentativo fu scoperto da Fabrizio Carafa che trasse in arresto il filosofo, portandolo nelle carceri di Castelvetere, da dove venne poi trasferito a Napoli per essere processato e crudelmente torturato. L’impresa condotta dal Principe ebbe grande eco nel governo napoletano, per cui al nobile fu riservata la carica di consigliere Speciale della Corona per gli affari.

Ad ogni tentativo di scorribande il Principe riuscì ad opporre resistenza fino alla sua morte, avvenuta nel 1639, talora limitando i danni e molto più spesso inseguendo i pirati in alto mare (in nota-nel testo: G.VALENTE). Alla morte di Fabrizio I, il casato continuò a costituire fino al XVIII secolo la famiglia feudataria più influente della Calabria. Solo sul finire del Settecento, allorché iniziò la moda nobiliare di trasferirsi presso la corte napoletana, i Carafa cominciarono a subire una lenta ma inesorabile decadenza. Così la casa di villeggiatura edificata a Fabrizia, alienata più volte a casati nobiliari minori fino alla cavaliera, deceduta nel 1933, è divenuta una modesta abitazione privata invece di essere eretta a scopi più illustri (“ La Cavalera ”,cit.).

BREVI CENNI SULLA FAMIGLIA CARAFA (da “ La Cavalera ”,cit.)

Il fondatore di Fabrizia, Fabrizio Carafa, discende da una illustre famiglia napoletana il cui capostipite si fa risalire a Gregorio Caracciolo (Secolo XII) detto per l’appunto “carafa”, forse perché concessionario della gabella sul vino, chiamata “campione della carafa o della caraffa”.

Il casato fin dalla sua origine si distinse nei due rami della Spina e della Stadera. Poi in virtù di un vorticoso giro di matrimoni, i Carafa poterono per lungo tempo tenersi alla testa della nobiltà napoletana.

L’apogeo della fortuna venne raggiunto dalla famiglia Carafa con Gian Pietro, divenuto Papa col nome di Paolo IV (1555-1559).

In Calabria il casato si distinse in diversi rami: di Santa Severina, di Nocera, di Montesarchio, di Auri, di Roccella ed altri ancora.

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Vivi Acquaro e Fabrizia

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